Matteo CRIMELLA: «I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11,29)

Il mistero, taciuto ma rivelato in Cristo, è l’evangelizzazione sia per i giudei che per i pagani. Anche se Romani ha spesso prestato il terreno per una duplice concezione dell’elezione al bene e al male, secondo la quale sin da principio alcuni si salvano e altri si perdono, da una comprensione globale e contestuale delle affermazioni paoline emerge un’unica elezione positiva e non negativa, quella realizzata in Cristo mediante la sua morte e la sua risurrezione. Se ci poniamo sul versante della comunità di Roma, come di ogni comunità che riceve questa lettera, Paolo esorta i cristiani di origine giudaica a non vantarsi dei propri privilegi donati da Dio nella storia della salvezza, e quelli di origine pagana a non esaltarsi di fronte all’incredulità di buona parte d’Israele: «Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!» (Rm 11,32). Dall’universale misericordia di Dio viene la salvezza per tutti.